Alessandra Sardoni presenta Irresponsabili: “Essere responsabili significa rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni”
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17 Luglio 2017Al termine della presentazione di Irresponsabili, la giornalista Alessandra Sardoni ha rilasciato una breve intervista in cui ha approfondito alcune delle tematiche trattate nel dibattito e ha gentilmente risposto ad alcune domande che le sono state poste. L’inviata de LA7 e conduttrice di Omnibus ha dimostrato di avere una visione molto chiara, lucida ed equidistante di ciò che accade nell’attualità, sia in senso politico che più in generale sotto il profilo sociale.
Alessandra Sardoni, come è nata l’idea – al di là degli innumerevoli spunti provenienti dal lavoro che porta a fare riflessioni di questo tipo – di scrivere questo libro e con questo titolo?
Il libro nasce proprio perché penso che sia un tema importante quello della responsabilità, sia etica che politica, distinta da quella giudiziaria. Avevo notato, con il lavoro e non solo, che alla personalizzazione talvolta estrema non corrispondeva, come sarebbe stato logico, una maggiore presa di responsabilità individuale, anzi le due cose erano quasi inversamente proporzionali.
A suo avviso l’avvento dei social e in generale di mezzi di diffusione, stampa compresa, in via telematica hanno favorito la personalizzazione di cui ha parlato visto l’imperare e il diffondersi continuo di slogan, selfie, frasi dall’effetto immediato che non entrano compiutamente nelle vicende di attualità?
In parte. La personalizzazione era già legata alla televisione, quindi l’on line e il telematico hanno solo allargato la platea e reso più forte la sensazione, oppure sarebbe meglio dire l’illusione, che basti poco per capire le cose e che chiunque possa dire qualsiasi cosa. Si va verso la tendenza per cui anche raccontare delle banalità o falsità alle persone è lecito: l’illusione più grande, credo, è proprio quella di pensare che si possa non argomentare le proprie affermazioni.
Nelle sue parole, durante la presentazione, ha fatto menzione dell’ordine professionale dei giornalisti a cui lei naturalmente appartiene: quanto è difficile oggi, essere equidistanti e rispondere alla propria etica, anche nel giornalismo locale dove magari si è anche meno indipendenti e forti economicamente?
Sicuramente è difficile, ma in generale è perché sono in crisi i giornali. C’è una tendenza alla disintermediazione e sicuramente è più complesso che in altri momenti praticare questa professione. Se andiamo a guardare bene, però, ogni stagione ha avuto le sue difficoltà per il campo del giornalismo. Oggi c’è una fase di transizione e un problema di mercato a monte, oltre che di rapporto con i poteri.
Un altro dei temi affrontati è quello dei Governi Tecnici e delle necessità, con il primo caso ai tempi di Ciampi. Quanto incide l’affidare le responsabilità ai tecnici e quanto conta invece la questione della ‘legge elettorale’?
La legge elettorale è estremamente importante ed è la cosa che più incide. È un elemento di sistema, secondo me negli anni Novanta la legge elettorale fu una spinta politica in se stessa, un impulso al cambiamento. Adesso il rischio è che si scivoli, perché nessuno sta decidendo, non c’è una spinta né dal basso né dall’altro verso il proporzionale, solo un interesse di sopravvivenza comune a molte forze politiche.
Un’ultima domanda relativa a Velletri: come ha trovato l’accoglienza e l’organizzazione, e in generale come si è trovata nella nostra città?
Non ero mai stata a Velletri per incontri culturali, ma in generale ho scritto solo due libri e quindi ho fatto poche presentazioni nella mia vita. L’accoglienza veliterna è stata meravigliosa, è stata una bellissima esperienza e vorrei fare i complimenti più sinceri a tutta la squadra degli organizzatori per questa rassegna importante e di qualità.
Rocco Della Corte