Una domenica nello spazio a “Velletri Libris” con Umberto Guidoni
7 Luglio 2019Umberto Guidoni, dallo spazio a Velletri: “Il futuro delle nuove generazioni è in missione”
10 Luglio 2019Prima della presentazione della sua guida per i giovani astronauti, Umberto Guidoni ha gentilmente rilasciato un’intervista per “Velletri Libris” raccontando la nascita del suo sogno di esplorazione dello spazio e la successiva realizzazione. In merito al libro pubblicato, invece, lo scrittore e astronauta si è detto fiducioso del fatto che le prossime generazioni saranno quelle che vivranno pienamente lo spazio, rispetto a quelle attuali e quelle precedenti che lo hanno invece vissuto come una chimera raggiungibile per pochi eletti.
Umberto Guidoni, leggendo la prefazione da lei scritta si capisce che il suo sogno ha radici profonde. Quando e come le è nata questa passione, poi diventata una professione?
Già da piccolo e da ragazzo ero un grande lettore, e tra i tanti libri cercavo spesso quelli che parlassero dello spazio. Era quello l’orizzonte in cui mi vedevo. Però la vera scossa c’è stata quando gli uomini sono sbarcati sulla luna. Avevo 15 anni e quella lì era una realizzazione non solo della mia fantasia, ma concreta. Diventare astronauta non era più fantascienza, era realtà.
È quindi iniziata la sua esperienza di studio e poi il concorso…
In quegli anni andavano nello spazio solo russi e statunitensi. In Italia il mio sogno rimaneva difficile da realizzare. Mi sono rassegnato a fare altro e la cosa più vicina allo spazio era lo studio della terra. Sono quindi diventato un astrofisico e ho lavorato al CNR. Proprio grazie al mio lavoro si è materializzata la possibilità, dopo venti anni dallo sbarco sulla luna, di un concorso grazie al programma congiunto della NASA in cui era prevista la presenza italiana e l’addestramento dei primi astronauti. Non potevo non provare, ma ero certo di essere scartato, avevo paura di non rispondere ai requisiti. Poi siamo rimasti in due e le chances sono cresciute…e siamo partiti.
Come lei ha raccontato, sia per il suo lavoro che per la passione ha studiato molto lo spazio. Quando però lo si vede da un’altra prospettiva, così diretta, che effetto fa, anche a livello emotivo?
Non si è mai preparati, perché la preparazione riguarda la tecnica, la sicurezza, gli atteggiamenti da assumere in caso di pericolo o di emergenza. Non si prova mai l’assenza di peso fisica, ad esempio, o l’effetto del guardare fuori. Quelle sono cose che impari al momento e devi in qualche modo gestire. Ci sono alcune sorprese, anche se la maggior parte di quello che devi fare già lo sai. Come reagirà il tuo organismo e che tipo di emozioni proverai, però, non te lo dice nessuno. Ognuno lo vive a modo suo.
Questo libro si rivolge ai giovani. Perché raccontare lo spazio ai ragazzi, con illustrazioni e con uno stile così adatto a loro?
L’idea era proprio quella di un libro illustrato, poi l’illustratore è stato bravissimo a rendere le foto delle missioni spaziali che gli ho portato. Il libro è pensato con l’idea di dare ai ragazzi delle informazioni, ma senza entrare nei dettagli. Quello che volevo dare erano le suggestioni. Io penso che rispetto alla mia generazione che lo spazio lo ha solo sognato e non raggiunto, salvo una piccola minoranza, queste generazioni lo vivranno pienamente.
Rocco Della Corte