“Delitto Neruda” a “Velletri Libris”: con Roberto Ippolito e Paolo Di Paolo alla scoperta del poeta di bellezza e impegno civile fra il mondo e il Cile
3 Agosto 2020Valentina Bisti presenterà “Tutti i colori dell’Italia che vale” a “Velletri Libris”
4 Agosto 2020Una ricerca certosina e la restituzione di un personaggio a trecentosessanta gradi: artista, uomo, politico. Pablo Neruda è un’icona della letteratura mondiale, per la dolcezza dei suoi versi e per la contemporanea fermezza nelle proprie idee. Con il libro-inchiesta “Delitto Neruda”, lo scrittore e giornalista Roberto Ippolito, uno dei nomi più importanti nel panorama culturale, delinea un ritratto del poeta e della sua morte inedito e mai dipinto prima. Nell’intervista rilasciata per “Velletri Libris” abbiamo approfondito alcuni aspetti.
Roberto Ippolito, con “Delitto Neruda” lei restituisce luce su questa vicenda controversa. Colpisce la minuziosa ricerca delle fonti, qual è stata la linea che ha seguito per analizzare le tante documentazioni?
Sicuramente quella di mettere insieme degli elementi che fossero assolutamente sicuri. E sono stati ricavati da tutto il mondo. Trovare documenti affidabili di per sé non è facile, e spesso le tracce della storia si sono disperse ed è stato necessario riordinarle.
C’è voluto molto coraggio, visto il coinvolgimento internazionale della vicenda…
Diciamo molta volontà.
C’è una bellissima definizione di Diego De Silva, sul suo libro, che le chiedo di commentare: il noto scrittore dice che in quest’opera si rinviene l’applicazione del principio pasoliniano di verità, fondato sul sapere intellettuale…
Io sono partito da una semplice passione letteraria che si è sviluppata sempre di più. Tanto di quello che ho scritto non lo conoscevo, ed è stata senz’altro la testa a guidarmi: non dovevo farmi prendere la mano. Sono arrivato, coscientemente, a mettere a confronto dichiarazioni di segno opposto. Poi ovviamente la loro diversità fa emergere quello che è più importante, ciò che prevale.
In tutto questo lavoro, la figura di Pablo Neruda come l’ha accompagnata?
Fondamentalmente avevo una necessità e una difficoltà. Dovevo riuscire a raccontare chi fosse Neruda, ritrarre la sua figura, pur non avendo scritto una biografia. Anzi, il libro si concentra sulla morte, proprio perché se ne possono comprendere le cause solamente entrando nella vita di Neruda, nella sua grande vitalità. La strada da seguire era quella degli elementi basilari che non appesantissero o attardassero il racconto. L’obiettivo è far comprendere chi sia Neruda e come si collocasse in quel particolare contesto e in quel determinato momento storico.
Le principali difficoltà nella stesura del testo?
Qualche difficoltà c’è stata per selezionare gli elementi chiave, quando si va a compiere una sintesi la scelta è molto delicata. Era importante far capire il personaggio e l’uomo, l’uomo che soffriva, aveva ispirazioni, desideri, voglia di giustizia, e che metteva impegno per i poveri e le classi disagiate. L’analfabetismo in Cile era enorme, eppure gli analfabeti recitavano le poesie di Neruda.
Il pubblico che reazioni mostra durante gli incontri e le presentazioni di “Delitto Neruda”?
Grande curiosità, grande interesse e grande scoperta perché effettivamente è una storia che non è stata raccontata. Il l libro mette insieme documenti mai usciti e c’è un fattore sorpresa, ma anche la stessa figura di Neruda sorprende. C’è molto sconcerto per gli orrori inenarrabili compiuti: non ce ne rendiamo conto se non ci imbattiamo in essi. Parlare di Neruda serve anche a far capire cosa è successo. E non si vuole la verità su Neruda proprio perché si capirebbe cosa è successo.
Secondo lei a seguito di questa pubblicazione potrebbero emergere ulteriori documenti?
Beh, qualcosa dovrà accadere. In qualche modo.
È un auspicio…
Un libro non si scrive con gli auspici ma con la volontà di raccontare e scoprire i fatti. Ed è proprio nei fatti che qualcosa che deve accadere. D’altra parte c’è un’inchiesta giudiziaria aperta.
Intervista a cura di Rocco Della Corte