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13 Luglio 2021“Borgo Sud” è un romanzo che si pone in linea di continuità con “L’Arminuta”, pur avendo una sua indipendenza e una sua forza. Forza che l’ha portato ad essere in finale allo Strega, distaccato di una manciata di voti dal vincitore Emanuele Trevi. Donatella Di Pietrantonio, in quest’intervista, si è focalizzata sui luoghi di ambientazione della storia e sull’empatia tra la narratrice e i personaggi, conditio sine qua non per la buona riuscita del romanzo stesso.
Donatella Di Pietrantonio, quest’anno nella cinquina del Premio Strega. È un’ansia buona essere tra i primi di un così prestigioso concorso?
Ho vissuto e vivo l’avventura del Premio Strega senza ansie. Penso che sia un modo giusto di partecipare, lo ho fatto consapevole del gioco a cui stavo giocando e ho affrontato serenamente la situazione.
“Borgo Sud” è un romanzo ambientato in un quartiere particolare di Pescara, quello marino. Il borgo dà il titolo al libro, ma è un protagonista discreto o uno sfondo attivo della narrazione?
Diciamo che è uno sfondo ma in diversi momenti del romanzo viene in primo piano e diventa, se non protagonista, almeno personaggio, nel senso che è un’ambientazione con delle caratteristiche particolari, specifiche, che influenzano i personaggi e quasi li determinano. Quindi ha una rilevanza notevole all’interno della narrazione.
Scrivere di luoghi che si conoscono è un’arma a doppio taglio: da una parte può essere più facile, dall’altra la componente emotiva può influenzare la scrittura…
Questo in “Borgo Sud” riguarda solo l’alto ambiente, quello del paese. Il quartiere marinaro io non lo conoscevo affatto come non lo conoscono affatto diversi pescaresi. È infatti un quartiere che appartiene a Pescara ma rappresenta un paese all’interno della città, molto delimitato. Per me è stata una scoperta molto bella, sono stata accolta con grande ospitalità proprio come accade nei paesi dell’interno e sono nate amicizie e legami con persone che ho conosciuto quando sono andata lì per documentarmi.
Quanto tempo ha richiesto la stesura di “Borgo Sud”? Quali sono state le fasi più ostiche per arrivare al manoscritto finale?
Dedico poco tempo alla scrittura, poche ore al giorno. Potrei dire due anni ma non sono stati di lavoro fitto. La fase più difficile è stata quella iniziale, ma mi accade sempre: ad ogni inizio di romanzo la difficoltà è la ricerca della voce con cui narrare. Una ricerca complessa, c’è sempre un primo anno di esplorazione della voce, faticosa, e magari penso tante volte di rinunciare al progetto.
Deve scattare qualcosa tra lei e i personaggi oppure è una tenacia caratteriale che la porta a non abbandonare?
Dee scattare qualcosa che è anche difficile da definire, però sicuramente qualcosa tra me e i personaggi. Un’empatia.
Intervista a cura di Rocco Della Corte per “Velletri Libris”