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7 Luglio 2021Intervenuta nella prima serata della rassegna internazionale “Velletri Libris”, la scrittrice Sabina Guzzanti ha rilasciato un’intervista in cui ha spiegato le difficoltà di affrontare la stesura di un romanzo distopico, le ispirazioni dalla contemporaneità e la concezione del libro stesso, inteso come una navigazione che fa talvolta sorridere e talvolta angosciare.
Sabina Guzzanti, perché proprio il 2119?
È come dire, più o meno, tra cento anni. Volevo intendere un futuro in cui il lettore si domanda sempre se siamo avanti o indietro, nel presente, nel passato o appunto nel futuro. C’è quello stile un po’ alla ‘black mirror’…
Lei ha prediletto un genere molto complesso, quello distopico: è complesso concepire un romanzo in questi termini?
È difficile in generale scrivere e impostare un romanzo con tanti personaggi e con una trama articolata, il genere distopico in sé non è complesso, basta trovare l’ispirazione.
Qual è stata la sua, di ispirazione? La pandemia ha influito sulla scrittura?
Ho iniziato prima della pandemia a fare ricerche, scalette, anche per la costruzione dei personaggi. Non sono stati due anni intensi in cui ho fatto solo quello. La pandemia ha influito perché credo che sarebbe rimasto tutto solo un progetto, è una fatica immonda scrivere un romanzo e penso che senza lockdwon avrei mollato perché ci vuole una disciplina che va imparata e a me l’ha insegnata proprio il lockdown, che ho inserito nei ringraziamenti.
Un ruolo preponderante lo ricopre l’ironia, necessaria per non prendere troppo sul serio le previsioni future…
Il mio è uno stile ironico e sottile, però questo libro fa sorridere ed è anche angosciante vista la suspense, la fantascienza. C’è inoltre la satira sull’informazione, sui social, sulla politica ma è una satira non spiattellata, anch’essa sottile. Il romanzo è come un’avventura, una navigazione, somiglia ad una navigazione in rete invece che in mare aperto.
Il dubbio che viene è che il 2119 ci veda andare sia avanti che indietro. Qual è la chiave di lettura?
Sicuramente con una serie di catastrofi che provocano rivoluzioni arrivano cambiamenti anche positivi. In un momento come questo ci sono talmente tante cose da cambiare che è impossibile pensare cambino senza conflitti e sconvolgimenti.
Prima volta per un romanzo, ce ne sarà una seconda?
Io mi sono divertita tantissimo, appena finito questo volevo subito iniziarne un altro, poi ho cominciato a lavorare ad un documentario che avevo interrotto per la pandemia e tutto si è rimesso in discussione. Non lo so ancora se mi dedicherò a un film o ad un romanzo, ma prima o poi un altro penso di farlo. È stata una benedizione averci un romanzo da scrivere nel lockdown.
Intervista a cura di Rocco Della Corte per Velletri Libris