
Gianluigi Nuzzi e i predatori a “Velletri Libris”: “Siamo alla normalità del male”
21 Luglio 2022
A “Velletri Libris” incontri con Marco Presta e Alan Friedman
26 Luglio 2022“I predatori. Soldi, droga, stupri: la deriva barbarica degli italiani” (Rizzoli) è un saggio di inchiesta che vuole indagare un mondo finora forse sottovalutato eppure in completa espansione. L’utilizzo di ketamina, benzodiazepine e altre sostanze per “sedare” delle vittime e abusare di loro è in ascesa, come testimoniano anche i dati sulla vendita di queste sostanze. Nel mentre i predatori si mimetizzano tra la gente comune, anzi sono i più insospettabili. Un libro “abrasivo”, come l’ha definito lo stesso autore, cerca di far luce su questi aspetti.
In occasione della rassegna “Velletri Libris”, Nuzzi ha ben spiegato il legame fra il suo lavoro, quello di giornalista, e la nascita di un volume che racconta un’Italia ormai non più ignorabile. Nell’intervista ESCLUSIVA rilasciata all’ufficio stampa della manifestazione di Velletri è emersa la durezza di una scrittura che ha centellinato verbali e atti giudiziari.
Perché utilizza proprio il termine “predatori” per descrivere chi commette i reati di cui si approfondisce molto nel suo saggio?
Godendo di un punto di osservazione speciale, che è quello di “Quarto grado”, mi sono accorto di un nuovo fenomeno sociale. È caratterizzato da persone perfettamente coscienti, capaci di intendere e di volere, che usano nuove droghe o farmaci come le benzodiazepine per abbassare le difese delle donne che incontrano e metterle al loro servizio come dei Barbablù con delle bambole di pezza. Contano anche su un fatto molto forte: queste sostanze saccheggiano la memoria, la piallano, quindi la vittima non ricorda nulla di quanto successo.
Lei specifica che sono “in mezzo a noi”.
Sì, perché sono persone insospettabili. Usano la leva del denaro per fare successo, sono manipolatori, narcisi. È un nuovo fenomeno. Inoltre le benzodiazepine, o la ketamina, sono nuove armi perfette che questi predatori sessuali utilizzano: inodori, incolori, insapori. Prima c’era il coltello, la pistola, la violenza fisica o la coercizione. Adesso no.
Da dove partono le responsabilità di questa deriva della società che lascia spazio ai predatori?
Ognuno deve fare i conti con le proprie responsabilità. Io non sono un moralizzatore, ma un cronista che racconta fenomeni sociali. Però se andiamo un po’ a indagare i rapporti con gli amici, con i figli, oppure quelle dinamiche di solidarietà imbecille e maschilista tipo il “gallismo” si trovano le basi. Questi rapporti nuovi che si creano non hanno nulla di emotivo e interattivo tra vittima e carnefice.
Narcisismo, manipolazione. C’è poca attenzione agli aspetti psicologici da parte della nostra società, sia nel bene che nel male?
La nostra società è dopata. Dobbiamo essere ‘fighi’ sui social, forti. Noi stessi neghiamo le nostre fragilità. Se una persona è depressa, soffre di insonnia o di attacchi di panico non si confida con gli altri. Soprattutto oggi, in periodo covid, c’è un bisogno di libertà e leggerezza che è manna dal cielo per i predatori. Saccheggiano i social per avere info sulla persona interessata e hanno campo libero. Tante vittime nel libro sono individuate proprio attingendo informazioni dai social.
Il fenomeno sociale che lei analizza è ancora poco considerato?
Il libro racchiude il contrappasso del periodo che viviamo. L’incremento delle benzodiazepine significa che ci sono tante persone che soffrono dei mali dell’anima, il loro uso è impennato. Ci stiamo ammalando, ma non vogliamo prenderne consapevolezza. Speriamo di fare come la Nazionale: un gol all’ultimo minuto e ribaltiamo il risultato…
Non siamo dunque a un punto di non ritorno, nonostante lo scenario da lei tracciato non sia edificante?
No. Culturalmente sono contro il disfattismo. Anzi, proprio per questo motivo ho scritto il libro. La funzione del giornalista è quella di raccontare questioni non note. Durante le presentazioni io chiedo sempre chi sa cosa sia la ketamina, in pochi alzano la mano. Se io chiedessi chi sa cosa sia un coltello o una pistola, invece, ovviamente lo sanno tutti. Ecco perché i predatori sono più sofisticati.
C’è un identikit tipo della vittima dei predatori?
Sì, le persone acqua e sapone. Il predatore indaga, ricerca le ambizioni legittime della vittima, la colpisce con quelle conquistando la sua fiducia. Più la persona è acqua e sapone, più è eccitante per il predatore che ama sporcare.
Intervista a cura di Rocco Della Corte