
Roberto Saviano apre davanti a un grande pubblico “Velletri Libris” 2022
4 Luglio 2022
Doppio appuntamento con “Velletri Libris” con Simonetta Agnello Hornby e Federico Rampini
4 Luglio 2022“Solo è il coraggio” rappresenta l’ultima sfida letteraria di Roberto Saviano. Il libro, edito da Bompiani, racconta la storia di Giovanni Falcone sotto forma di romanzo. Un’operazione culturale necessaria per entrare ancor più in empatia con un uomo, e un eroe, che ha completamente cambiato l’approccio culturale alla malavita.
In occasione della rassegna “Velletri Libris”, lo scrittore Roberto Saviano ha ben spiegato cosa ha mosso la sua penna nella stesura di questo libro: consapevolezza, volontà di condivisione, ammirazione e riconoscenza. Nell’intervista ESCLUSIVA rilasciata all’ufficio stampa della manifestazione di Velletri sono stati approfonditi alcuni concetti cruciali del romanzo.
La questione culturale è centrale, anche se spesso non sembra. Lei lo ha sottolineato con forza. Oggi la gente percepisce che dietro la cronaca c’è la mentalità e dietro certi fatti che accadono ci sono radici che hanno portato a quegli accadimenti?
Il rischio sa qual è? Che non passi il messaggio per cui questa mentalità non è una mentalità frutto solo di meccanismi retrogradi o subculturali. Al contrario è la mentalità del capitalismo senza regole, del profitto a tutti i costi, del “fottere per non essere fottuto”. Quindi oggi è sempre più difficile riconoscere una mentalità mafiosa perché coincide esattamente con la mentalità comune del capitalismo diffuso.
Uno dei passaggi più delicati, affascinanti e privati è quello della storia d’amore tra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Che effetto fa ricostruire anche la parte intima di una vicenda umana e professionale così intensa?
È stato il lavoro più difficile e ho cercato, anche con moltissima prudenza, di affrontare questo legame incredibile che nasce dalla possibilità di capire che l’unica cosa da fare in una situazione del genere è proteggersi a vicenda. Proteggersi non significa altro che dare senso alle cose. E loro così hanno fatto, si sono dati senso, e questo è quello che ho evinto dalle pochissime testimonianze che ci sono perché il loro è stato un rapporto molto segreto e protetto. Però ne ho visto l’incredibile potenza.
Un passaggio su Rocco Chinnici. Lei lo ha definito “maestro” e ha ascritto a lui il merito di aver dato strumenti decisivi a Falcone per operare. Quali sono gli strumenti che hanno poi portato al maxiprocesso?
Così come il crimine era organizzato, bisognava organizzare il diritto. La sua intuizione più grande è questa: strutturare persone in grado di avere un’esperienza, una visione, e farle unire per contrastare la mafia. Prima non era così: i fatti arrivavano magari a giudici inesperti, oppure i reati venivano trattati singolarmente e non si riusciva ad avere una visione unitaria.
I frutti di questa rivoluzione li stiamo ancora raccogliendo, a distanza di tanti anni e a trent’anni esatti dalle stragi di Capaci e via d’Amelio?
Assolutamente sì, e non solo in Italia, ma in tutto il mondo. In tutto il mondo quell’impostazione ha cambiato per sempre il rapporto con il potere criminale.
I libri cambiano chi legge, ha detto nello spiegare che la cultura non è nozione ma molto di più. Ma i libri cambiano anche chi li scrive. Con “Solo il coraggio” le è successo?
(Sorride, ndR). Purtroppo sì, nel senso che in generale scrivere ha cambiato di gran lunga in peggio la mia vita. Per fortuna succede poco, nel senso che il cambio avviene in senso positivo la maggior parte delle volte. Ci sono poi dei libri che rovinano la vita, nel senso che la rendono più profonda, più complessa. Quindi sì, non si esce mai identici dalle lettura o dalla scrittura di un libro.
Questa sera due standing ovation e tanto affetto: ciò la ripaga, in minima parte, dello straordinario lavoro che conduce giorno dopo giorno?
Certamente sì.
Intervista a cura di Rocco Della Corte