Fabio Genovesi ha presentato “Oro puro” a Velletri Libris 2023
12 Luglio 2023A Velletri Libris 2023 Enrico Galiano con il suo “Geografia di un dolore perfetto”
18 Luglio 2023“Oro puro” (Mondadori) è l’ultimo romanzo di Fabio Genovesi e narra la curiosa e metaforica vicenda di un granchio che si trova a seguire le orme di Colombo nella straordinaria navigata del 1492. Un personaggio, quello di Nuno, al fianco di un grande della storia, come Colombo, per un rapporto senza retorica e anzi prezioso proprio per la sua limpidezza.
Il personaggio protagonista del romanzo è un granchio. Abbiamo già conosciuto il calamaro… c’è una predilezione per gli abitanti del mare al centro dei tuoi romanzi? Perché?
Io sono nato sul mare, quindi è più probabile che mi vengano in mente storie con protagonisti personaggi di mare che storie di mufloni o stambecchi. In questo caso serviva proprio il granchio perché è un animale che vive avanti al mare, anzi dentro al mare, ma deve rimanere attaccato a qualcosa di solido. Mi piaceva approfondire il discorso, che riguarda tante persone abituate a vivere al mare, amarlo e guardarlo ogni giorno ma poi incapaci di rinunciare a un appoggio solido a terra. Nella vita c’è chi non ha limiti e non se ne importa e chi rimane aggrappato a qualcosa, fosse anche solo lo stipendio fisso, la famiglia, la zona comfort. Ognuno ha il suo scoglio da tenere.
Nuno a un certo punto però deve partire. È costretto dagli eventi e non può rinunciare. Come vive questo cambiamento radicale?
Ci sono cambiamenti poco importanti, che decidiamo noi, e cambiamenti importanti, che la vita decide per noi. Bisogna solo adeguarsi. La grandezza è, secondo me, nel non contrastare ma saper assecondare o muoversi dentro ai cambiamenti. Nuno è travolto da quello che succede e semplicemente lascia che succeda e lo osserva. Sarà la sua forza. Non cerca di contrastare nulla e osserva, spesso non capendo, e secondo me è anche meglio. Si dice sempre che le persone intelligenti sono quelle che capiscono, per me sono intelligenti le persone che molte cose non le capiscono, giuste o sbagliate che siano. Tante cose che succedono nel mondo io, ad esempio, mi rifiuto di capirle.
Cristoforo Colombo è un personaggio su cui si è fatta tanta letteratura. Cosa ti affascina, in particolare, di questa figura e come viene presentata all’interno del romanzo?
Colombo è un personaggio affascinantissimo e tutto da raccontare. È un misto tra un bambino sognatore, dolce e pronto a stupirsi, e un assassino carnefice e schiavista. Tutto ciò spesso nello stesso momento, nella stessa giornata, nella stessa pagina di diario dove alterna pezzi di una ferocia cinica e momenti in cui parla dell’ammirazione delle foche che sembrano sirene. È mosso da ambizione, vanagloria, sogni folli e voglia di guadagno. È indefinibile. Ha momenti in cui è un orribile uomo di calcolo e spiccata violenza e altri in cui è un bambino. Mi piaceva raccontarlo e metterlo davanti a n ragazzo come lui, pulito, che vive la vita così e si trova davanti un uomo così forte e sempre deciso e sicuro. E anche Colombo, come tutte le persone sicure, non ha mai ragione.
Cosa può imparare un animo buono e pulito come Nuno da un carattere complesso e multiforme come quello di Colombo?
Credo che impari che comunque bisogna andare. La vita è dominata dal caso, e dalle cose più imprevedibili, ma può essere una scusa per non fare nulla. Il caso – come il flipper ti chiede di lanciare la pallina – esorta comunque a muoversi. Colombo gli insegna questo: a non aver paura non perchè non ci siano pericoli, ma perché temiamo cose che poi saranno diverse da come ce le immaginiamo o abbiamo paura di altre che poi ci fanno capire che la vita è meglio di così. Il mare aperto fa paura, la costa di meno, ma spesso è la costa che fa affondare una nave.
Il romanzo è pregno di sentimenti. Quali sono quelli che prevalgono e che arrivano in prima battuta al lettore?
Credo amore e stupore. Oggi non ci si stupisce più da soli, si prova solo a stupire gli altri, magari per un like, per una stupidaggine. Nessuno si stupisce più e invece le cose belle della vita le fai perché ti stupisci. La società prova solo a stupire, come se si fosse tutti sul palco a fare i buffoni e nessuno sotto a guardare lo spettacolo. Ogni tanto sarebbe meglio il silenzio, che è amore.
Intervista a cura di Rocco Della Corte per Velletri Libris.