
A “Velletri Libris” Mario Calabresi ha presentato “Una volta sola”: “Non siamo l’attimo presente ma la somma di tutto ciò che abbiamo vissuto”
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28 Agosto 2023“Una volta sola” (Mondadori) è un libro che nasce da una storia e ne dissemina, nelle splendide pagine scritte dal suo autore, tante altre. Filo conduttore della scrittura è la sensazione, post pandemia, di come tutto sia precario, mutevole, e di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così Calabresi ha iniziato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e l’ha fatto ascoltando persone che nel bene e nel male sono riuscite a dare una destinazione alla propria esistenza.
Rachele utilizza la formula del messaggio vocale per raccontare ricordi e impressioni. Un metodo moderno, che coinvolge la tecnologia, e magari meno romantico. Però dall’altra parte c’è la voce, che è un metodo di comunicazione diretto…
Forse non è un caso che adesso io abbia una casa editrice che fa podcast. Penso che la voce sia molto intima, non abbia barriere. Per cui quando ho voluto aiutare questa ragazza a lasciare un diario per i suoi figli ho pensato che se si fosse messa a scrivere probabilmente sarebbe stata frenata, avrebbe fatto più fatica. Invece la tradizione orale, il racconto diretto, è diverso. Tante cose che ho imparato l’ho apprese da mia nonna che era una grande raccontatrice, parlava, parlava e io ascoltavo. Mi è sembrato quindi il modo più naturale quello di usare la formula del messaggio vocale.
La pandemia è stata uno spartiacque per l’umanità. C’è una predisposizione emotiva, lasciataci in eredità, a non voler perdere tempo?
Assolutamente sì. Secondo me la pandemia ci ha lasciato una cosa di cui alcuni si rendono conto, altri no ma la percepiscono inconsciamente, e cioè una sorta di fame di fare le cose. Siamo stati fermi, abbiamo visto come tutto può cambiare da un momento all’altro. Tante persone sono rimaste ferite, perché hanno perso qualcuno, perché si sono ammalaste. Adesso c’è come una fame a tratti eccessiva di vivere, di fare cose, consumare, non perdere tempo. Per alcuni versi è un eccesso, per altri è un input positivo che non ci fa stare fermi.
Tutti i personaggi del libro arrivano a un punto di svolta della loro esistenza. Qual è il comune denominatore di queste storie?
Dico che ho voluto raccontare storie di persone che in momenti di difficoltà hanno avuto il coraggio di cambiare, di scegliere. Anziché lasciarsi travolgere dai problemi hanno deciso di prendere in mano le loro vite e questo è il messaggio più prezioso: bisogna prendere in mano le proprie vite e scegliere la destinazione da dare alle proprie cose.
“Una volta sola”, quindi, è il titolo giusto?
Si vive una volta sola, e vale la pena usare ogni giorno.