
Subito pienone per l’inaugurazione di “Velletri Libris” con Gianluca Gotto e le sue domande in “Quando arriva la felicità”
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21 Giugno 2024Nell’ambito della rassegna letteraria “Velletri Libris” lo scrittore Gianluca Gotto ha presentato il libro “Quando arriva la felicità” (Mondadori). Lo abbiamo intervistato prima della presentazione.
Perché è fondamentale porsi domande in una società che apparentemente dà risposte a tutto, o meglio le risposte sembrano a portata di mano ovunque, a cominciare dagli smartphone?
Questa è giù una bellissima domanda. Proprio perché le risposte sono dappertutto e ci vengono presentate spesso come scientifiche, sono risposte che non possiamo credere valide per chiunque o universali. Una persona che vive un certo contesto, o ha una certa età, avrà una percezione diversa delle risposte. Non può essere tutto uguale per un anziano, un giovane, una persona sana, una che combatte una malattia, una disoccupata, uno che ha una famiglia e uno che non ce l’ha. A essere universali sono le domande, non le risposte.
Le domande sono il comune denominatore dell’umanità?
Noi possiamo dire che le risposte sono giuste o sbagliate, adeguate o fuori luogo, ma non possiamo fare altrettanto per le domande. Le domande vanno oltre ogni tipo di dualismo. Quindi a cosa servono, soprattutto quelle scomode? A trovare le risposte non fuori ma dentro di noi, risposte che magari non saranno giuste per tutte ma saranno giuste per noi quando le troviamo.
Quindi l’obiettivo di questo libro? E soprattutto, è un obiettivo che è venuto fuori scrivendolo o era presente sin dall’inizio?
L’obiettivo era esattamente quello di portare il lettore a fare un viaggio all’interno di sé a partire dalle domande. Sarebbe stato più semplice fare un libro per dare delle risposte, ma dare delle domande fa sì che l’evoluzione e la consapevolezza del lettore non finiscano con l’ultima pagina del libro ma vengano portate avanti all’interno di un percorso interiore.
Quanto tempo ha lavorato a quest’opera?
Ho iniziato a pensarci a fine novembre, durante il mio viaggio Cina, e l’ho concluso in Vietnam, quindi ad aprile.
I viaggi aiutano a far aumentare le domande?
Sì, e sono fondamentali. Molte volte quando viaggi hai come l’impressione di essere in grado di osservare te stesso dall’esterno, sei talmente nel mondo che quasi riesci a fare un passo al di fuori di te stesso e guardarsi da fuori è come vedersi per la prima volta. In quel momento emergono tante domande che invece nella quotidianità, dove sei troppo immerso nei tuoi pensieri e troppo immerso nell’idea che hai di te, non compaiono.
Alla fine ci sono delle certezze, ci si arriva mai?
Come diceva Socrate, l’unica certezza è non sapere, quindi non avere certezze.
Intervista a cura di Rocco Della Corte / Foto di Artemisia Moletta