
Con Lorenzo Marone un monologo semiserio su Generazione X, boomer, millenials a “Velletri Libris”
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1 Luglio 2024Nell’ambito della rassegna letteraria “Velletri Libris” lo scrittore Lorenzo Marone ha presentato il monologo “Generazione X”. Lo abbiamo intervistato prima della presentazione.
Cosa ci si deve aspettare da un testo che si occupa di “Generazione X”, un periodo anagraficamente complesso che lei tratta nelle sue mille sfaccettature?
È un monologo semiserio di un cinquantenne impreparato, come recita il sottotitolo. Quindi è una riflessione semiseria, in cui si ride ma si riflette, non solo sulla generazione mia – quella dei quarantenni e cinquantenni – ma anche sul rapporto tra le generazioni. Parliamo della generazione dei nostri genitori, quella degli anni Ottanta e Novanta, e infine i cosiddetti Z, che manifestano altre esigenze e il vero solco è tra noi e loro.
In scena ci sono un elenco telefonico, degli oggetti che rimandano al passato, un vecchio telefono…
Sì, perché è una riflessione con tanti ricordi di un mondo che non c’è più e ci si identifica, ci si ritrova. Lo spettacolo è interattivo e serve a capire anche chi, in rappresentanza delle varie generazioni, riesce a stare più al passo con i tempi e con il progresso tecnologico.
La scintilla per scrivere questo testo? E le maggiori ispirazioni?
La scintilla è arrivata da un’amica che mi ha chiesto di fare un reading in un teatro, a Napoli. Io non amo molto i reading, non mi piace estrapolare le cose dai romanzi. Così ho detto che avrei provato a scrivere un testo inedito. E siccome a dicembre compio cinquant’anni e questa cosa pesa abbastanza ho cominciato a scrivere su questo.
Cosa è venuto fuori da questo argomento delicato? È servito a esorcizzare la paura dei cinquanta?
È venuto fuori un testo di oltre tre ore, che abbiamo dovuto ridurre. In realtà, come si vede, racconto ridendoci su ma racconto anche le cose che inserisco nei romanzi. Il messaggio è quello, al di là dell’età o del tempo mi interessa come lo si passa, invitando il lettore o lo spettatore a stare in vita pienamente, consapevolmente, prendere decisioni consapevoli e dare il valore al tempo e alle piccole cose, alla bellezza. Temi che ritrovo e sui quali ricalco, soprattutto verso la fine. All’inizio c’è un richiamo a un mondo che non esiste più.
C’è tanta Napoli in questo testo?
In realtà non c’è tanta Napoli, a parte l’elenco telefonico, uno di quegli strumenti di modernariato…
Intervista a cura di Rocco Della Corte