
Tutto esaurito al Chiostro: l’attore e scrittore Vinicio Marchioni ha presentato “Tre notti” a “Velletri Libris”
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8 Luglio 2024Nell’ambito della rassegna letteraria “Velletri Libris” lo scrittore e attore Vinicio Marchioni ha presentato il romanzo “Tre notti”, edito da Rizzoli. Lo abbiamo intervistato prima della presentazione.
“Tre notti” è il suo esordio letterario. Prima di tutto, che emozione porta con sé questa nuova esperienza artistica, alle prese con la scrittura?
È stata un’esperienza che aspettavo e coltivavo da tantissimi anni. La genesi di questo romanzo è veramente antica, solo che non ho mai avuto il tempo giusto per mettermi seriamente a scrivere. Però è stato anche un tempo necessario per maturare, trovare la voce narrante, la terza persona… Mi porto via un’esperienza, dopo due mesi dall’uscita del libro, di rapporto diverso con la solitudine.
Che differenza c’è, proprio nell’ottica della solitudine, tra la figura attoriale e quella dello scrittore?
L’attore è abituato a lavorare da solo, mentre studia, esercita la memoria o prepara il suo ruolo, però sta sempre con le ombre di qualcun altro. Lo scrittore invece è in piena solitudine, quando scrivi le ombre sono solo le tue. È una solitudine che non conoscevo.
Il protagonista del romanzo, Andrea, è un adolescente che rimane sconvolto dall’incontro con il padre e decide di sparire andando via con la macchina… Come hai costruito questa reazione emotiva così violenta e intensa? Cosa gli scatta nella testa?
È un adolescente, quindi è già arrabbiato di suo. Poi, naturalmente, quando un genitore va via e fa anche – come in questo caso – azioni come costruirsi un’altra famiglia, lasciare la casa e i figli per un’altra donna e un’altra famiglia le arrabbiature si moltiplicano. Se in più con questo genitore non hai neanche la possibilità di chiarire, di fargli delle domande, di capire o al limite mandarlo a quel paese perché purtroppo muore, è un vuoto che si forma e quell’arrabbiatura cresce esponenzialmente. C’è tutto questo nell’andare via con quella macchina.
Nel romanzo è particolare l’attenzione verso le donne, che sembrano sempre avere un ruolo più deciso e risoluto nelle varie situazioni…
Io dico che è un libro molto maschile, perché la maggior parte dei personaggi sono uomini, ma probabilmente è un libro donna. Nel senso che le donne di questo romanzo sono figure complete, a trecentosessanta gradi, forti e in grado di sorridere nell’occhio del ciclone e dentro la tempesta continuando a prendersi cura del prossimo e mantenendo una dolcezza, una serenità. Penso che la maggior parte delle donne siano così.
“Tre notti”, da romanzo di formazione può diventare un prodotto cinematografico?
Non ci ho pensato mentre scrivevo, nel senso che ero molto concentrato nel trovare una forma letteraria oltre che cinematografica. Dopo tre mesi in cui ero dentro al flusso e sentivo di padroneggiare la storia, rileggendo mi sono accorto che c’era già un punto macchina da presa e stavo descrivendo le cose, gli ambienti e i movimenti e la prossemica dei personaggi come se li vedessi.
Una deformazione professionale?
È una cosa che mi fa molto piacere, perché è uno dei commenti maggiori che mi arrivano da chi legge questo romanzo. Mi dicono che è un libro che si vede mentre si legge, ed è un rovescio della medaglia però perché se fai il film e lo hanno già “visto” coloro che lo hanno letto rischi di chiudere l’immaginario del lettore. L’idea di un film comunque potrebbe starci, ma tra il dire e il fare…
Intervista a cura di Rocco Della Corte