Michela Marzano protagonista di Velletri Libris: L’amore che resta fa il pieno alla Casa delle Culture
20 Giugno 2017La “Roma perduta” di Marina Ripa di Meana nel giovedì di “Velletri Libris”
28 Giugno 2017
Un altro successo per la terza data della rassegna nazionale “Velletri Libris”. Protagonista lo scrittore Federico Moccia, dalle cui opere sono stati tratti diversi film che hanno riscontrato un enorme successo di pubblico e di critica coinvolgendo soprattutto le generazioni più giovani, senza escludere però alcuna fascia di età. L’autore di Tre volte te, ultimo romanzo in ideale continuità con i precedenti Tre metri sopra il cielo e Ho voglia di te, ha esordito rievocando i suoi ricordi da bambino che lo legano a Velletri, dove la sua famiglia spesso si recava in villeggiatura. “Sono uno scrittore che nasce dal pubblico – ha detto Moccia – perché Tre metri sopra il cielo fu un flop. Io avevo solo la voglia di descrivere la bellezza di un amore, ma ricevetti un diniego da tutte le case editrici a cui spedii le bozze. Credevo, però, nella storia raccontata: tutti alla fine del primo amore si sentono soli, delusi, abbandonati. Non mi sono perso d’animo e mi hanno dato la spinta dei piccoli grandi episodi. Pubblicai con la casa editrice Il ventaglio, e vedendo una volta, all’Argentario, una ragazza che leggeva il mio libro provai un’emozione indescrivibile”. Lo scrittore ha dunque cominciato una sorta di gavetta, pubblicizzando il libro pubblicato a proprie spese presso le librerie della zona in cui abitava. Esaurite le copie stampate e chiusa la casa editrice che lo aveva inserito nel suo catalogo, Tre metri sopra il cielo divenne un fenomeno mediatico tale che andò avanti, prima di essere edito da Feltrinelli, grazie alle fotocopie che si facevano tra di loro i lettori. Un segnale di forte gradimento sfociato poi nella trasposizione cinematografica, e in una riedizione rivisitata (ad esempio, i cellulari furono inseriti in seguito visto lo stacco temporale e i progressi tecnologici tra il 1992 e il 2004). Ma Moccia ci ha tenuto a sottolineare, anche incalzato dalle domande del bravo Ezio Tamilia, l’eterogeneità del suo pubblico: “Non lo ritengo un libro per adolescenti, come non lo è questo che presento adesso. Ci sono spaccati di sentimenti che comprendono famiglie, genitori e figli, e sono comuni a tutti. Non c’è altro, in Tre volte te, che quella ricerca della serenità di ognuno di noi che però viene minata dall’inquietudine della frenesia quotidiana”. Tornare, dopo il grande successo di vendite a livello internazionale e il boom di incassi in campo cinematografico, con gli stessi personaggi è stata una scommessa. Lo scrittore, per questo, si è fatto forza proprio sul pubblico: “Molti ragazzi mi dicono che ho centrato in pieno le caratteristiche della loro vita, e questo mi dà soddisfazione. Confesso che è stato difficile riprendere in mano Baby, Step, Gin, con i loro soprannomi che inizialmente venivano criticati e parodizzati ma poi sono diventati internazionali perché in fondo rappresentano una cosa comune in tutti i rapporti umani, d’amicizia o d’amore. Mi sono letteralmente immedesimato nei personaggi, mi sembrava di parlare di persone che esistono realmente”. La gradevole conversazione è proseguita, tra aneddoti e analisi letterarie: senza svelare troppo trama ed epilogo, Tamilia – notando come le scelte di vita di alcuni personaggi possa risultare difficile nell’economia della narrazione – ha domandato quale sia stato il capitolo più duro da scrivere: “Sicuramente il finale – ha svelato Moccia – perché è stato il pezzo più sentito. Io scrivo a mano, e poi invio le mie pagine scansionate a dei ragazzi che mi aiutano battendo al computer. Le ultime pagine sono arrivate bagnate, mi sono commosso per l’affetto che ho ormai verso questi personaggi. Hemingway diceva ‘scrivi di ciò che conosci’. In realtà è meraviglioso proprio il fatto che ognuno interpreta e conosce a modo suo”. Impossibile non chiedere quanto l’autobiografia sia presente nelle storie dei protagonisti, di Step, di Baby e degli altri. La risposta è stata parzialmente affermativa: “Step si colloca in un periodo difficile della storia di Roma, io ho mischiato le esperienze con la mia prima fidanzata che ho descritto minuziosamente e a cui mi sono rifatto. Ebbene, dopo anni ci siamo re-incontrati e lei mi ha fatto osservare come la protagonista non le somigliasse per niente. Per me, che l’avevo descritta in maniera precisa, è stato utilissimo sentire questa opinione: mi ha colpito vedere come per amore ci si illuda di conoscere l’altra persona e invece si descrive tutt’altro. In Tre volte te, comunque, sono meno presente a livello biografico rispetto a Tre metri sopra il cielo”. Un punto nevralgico del romanzo, che partiva da una base di oltre milleduecento pagine e si è ‘ridimensionato’ a circa settecentoquaranta, è la svolta di alcuni dei personaggi che decidono di fare determinate cose nella propria vita: “La scelta è un momento difficile. Ci si mette in gioco ma si rinuncia”. Impossibile non parlare, in una conversazione che mira alla qualità e all’esplorazione del campo letterario contemporaneo a trecentosessanta gradi, delle critiche che in molti hanno rivolto a Moccia nonostante i numeri e le vendite siano insindacabili. Anche Tre volte te è in cima alla classifica dei libri più venduti, ma ha ricevuto varie recensioni in cui si mette in dubbio la bontà della storia: “Io accetto le critiche, mi dispiace vedere che la gente ha difficoltà a manifestare il proprio amore, come se si vergognasse. I sentimenti sono fondamentali e questo libro avvicina l’amore alle persone, proprio per questo sono felice. Mi soddisfa di più l’utilità del libro per qualcuno che il successo in sé. Molto spesso le letture sono superficiali o non si apprezza per partito preso, ma quello che mi interessa è che il riscontro generale è positivo”. Il terzo capitolo di una storia che ha già alle spalle due romanzi era dunque una vera e propria scommessa, ma il pubblico sembra aver premiato ancora Moccia – il quale si è detto orgoglioso di avere anche tanti primi lettori – al passo con i tempi. Proprio sui social la posizione dello scrittore classe 1963 è stata molto netta e positiva rispetto ai luoghi comuni: “Secondo me le storie non cambiano, come ho detto rispetto al ’92 ho dovuto aggiungere la presenza dei cellulari in Tre metri sopra il cielo riscritto nel 2004. Anche da internet, tuttavia, possono venire emozioni forti, leggo tanti commenti di giovani ragazzi o ragazze che scrivono frasi profonde. È semplicemente un modo diverso di esprimersi – ha aggiunto l’autore di Tre volte te – ma si trasmettono comunque i propri sentimenti. Sono dell’idea che la tecnica debba essere schiava dell’uomo, e non viceversa”. Una posizione sicuramente lontana dal cliché di chi vede le nuove generazioni vincolate agli smartphone e incapaci di ragionare, perché, ha specificato Moccia, “l’amore si riesce sempre a fare strada”. Le ultime battute hanno riguardato un eventuale seguito, già chiesto a gran voce dai lettori: “Chi mi legge mi dà forza, rigetto le accuse a chi relega il mio scritto ad un romanzo rosa. Se dobbiamo dare un colore, è un romanzo bianco e nero, perché parla di persone che non hanno paura di prendere delle decisioni e di personaggi che nascono da adolescenti, quando tutto è appunto o bianco o nero. In ogni caso il mio orgoglio è quello di nascere dal basso, perché se il pubblico non avesse gradito non avrei fatto nulla e tutto sarebbe rimasto un sogno nel cassetto. Io nasco dal pubblico e conto su chi sa leggere con attenzione ciò che cerco di dare”. Al termine, dopo gli applausi e le numerose dediche, un calice di vino e ottime degustazioni offerti dal Casale della Regina e dalla Cantina Piana dei Castelli, partner dell’evento insieme ad Allianz Assicurazioni e Banca Popolare del Lazio. Moccia si è fermato in mezzo al pubblico ed oltre a firmare le copie e scattare foto ha scambiato due chiacchiere con molti dei presenti, bevendo dell’ottimo vino insieme a loro. Proprio in questi momenti di aggregazione e confronto, l’autore e sceneggiatore romano ha dichiarato al nostro Giornale il suo vivo apprezzamento per l’iniziativa: “È un luogo suggestivo, ho visto persone molto attente e sicuramente è un contesto molto colto e curato. Sono rimasto colpito dalla bellezza del posto e dall’educazione di tutti i presenti”. Una bella iniziativa, e l’ennesimo successo: “Velletri Libris”, partito come una scommessa, si configura sempre più come una certezza e lo dimostra la risposta sempre numerosa di pubblico e l’atmosfera coinvolgente di ogni incontro. Prossimo appuntamento giovedì 29 giugno, alle ore 21.00, con Marina Ripa di Meana che parlerà della Roma perduta rievocando le amicizie con Goffredo Parise e Alberto Moravia. Non resta che attendere per ritrovarsi nel Chiostro, sotto le stelle, ad ascoltare.
Rocco Della Corte