Antonio Dikele a “Velletri Libris”: “La diversità è un vantaggio che non ci viene insegnato”
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12 Agosto 2018Considera la scrittura un potere, ma non in senso negativo, bensì come veicolo per instaurare dubbi e far riflettere le persone. A dispetto della sua giovane età, Antonio Dikele ha le idee ben chiare sui temi di attualità, sul modo di fare letteratura, oltre ad un suo personale metodo di scrittura senz’altro tecnologico ma anche utile. Ecco cosa ha dichiarato nell’intervista rilasciata a “Velletri Libris”.
Antonio Dikele Distefano, la tua scrittura nasce spesso da supporti tecnologici. Ascolti voci, canzoni, osservi e prendi appunti sul cellulare…
Ho applicato questa cosa che si chiama “prendere appunti dalla vita”, come scrissero sul “Corriere della Sera”. Ho sempre il cellulare a portata di mano, le note aperte e tutto ciò che mi capita cerco di trascrivermelo, prima di tutto perché ho poca memoria, e poi perché in passato ho perso tanti scritti. Già dall’inizio, dai primi libri, ho adottato il metodo di scrivere sul cellulare. Addirittura prima utilizzavo un iPod che aveva una applicazione per le note e tutte le cose che mi venivano in mente le scrivevo.
Hai difficoltà nel ricostruire poi, una volta venuto il momento di mettere insieme i pezzi, le sensazioni, ricordando quello che hai scritto e perché lo hai scritto in quel modo?
La mia scrittura è un puzzle, ho tante piccole frasi messe in note diverse, e quando sto per scrivere inizio a prendere i pezzi e li metto insieme. È una scrittura acerba, me ne rendo conto, ma difficilmente io mi siedo, penso una cosa e la butto giù. Mi serve un processo più lungo e di più fasi.
Non ho mai avuto la mia età è un titolo che hai appuntato in qualche modo particolare, magari guardando o ascoltando qualcosa?
Non ho mai avuto la mia età nasce, come titolo, da una mia chiacchierata con Chiara dell’Ufficio Stampa di Mondadori. Negli ultimi anni ho fatto tantissime domande, a persone che non conoscevo, perché il dialogo mi serve per cogliere, per trarre spunti. Parlandomi della sua adolescenza, questa donna mi ha citato questa frase. L’ho trovata fantastica e ho deciso che sarebbe diventata il titolo del mio prossimo libro e così è stato.
Nel romanzo tratti temi di forte attualità, e concetti come la diversità. Oggi come viene percepito il razzismo? È cambiata, secondo te, l’aria?
Io non penso sia cambiata l’aria: la differenza netta da prima ad ora sta nel fatto che prima se una persona aveva determinati pensieri discriminanti si vergognava. Adesso ho invece la percezione che si senta legittimato, anzi spinto a dire certe cose. Le persone utilizzano il pretesto del periodo storico per non nascondersi più.
Fondamentalmente, però, con questa risposta affermi che è come se fosse un’espressione esasperata di democrazia questo continuo parlare e dire il proprio pensiero?
Lo è, ma è giustificata dal periodo storico e dall’effetto placebo di media, internet, social. La gente pensa che se allora la situazione è questa si è giustificati a dire certe cose… è come il gioco del vetro spaccato quando si è in una casa distrutta.
Questo vuol dire che l’Italia non ha fatto i conti col suo passato se è così ondivaga nel pensiero comune…
Sicuramente sì, ma io penso che l’Italia non abbia mai fatto i conti con il mondo esterno. Mostra una chiusura che per un paese che sfocia sul mare dovrebbe essere impensabile. Ci si è poi dimenticati la storia.
Il dibattito sull’attualità mostra una divisione quasi manichea tra chi dice “prima gli italiani” e chi dice “l’accoglienza è la prima cosa”. Siamo un paese spaccato?
Fermo restando che non considero Salvini un razzista, ma di più, perché prima il problema erano i meridionali, che adesso sono brave persone perché ora il problema sono i migranti, nel giro di pochi anni il male diventeranno gli extracomunitari senza documenti mentre i migranti saranno brave persone… Io penso, in tutti i casi, che posso dire di amare una persona ma se poi la tratto male ho detto una stupidaggine. Anche il lato opposto del razzismo certe volte diventa di un buonismo attaccabile. Se le azioni non giustificano ciò che dici non hanno senso.
Rocco Della Corte