Catena Fiorello Galeano: le donne, le sfide della vita e i cannoli a “Velletri Libris”
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19 Luglio 2022“I cannoli di Marites” (Giunti) è un romanzo, secondo di una saga in divenire che arriverà a cinque libri, ambientato nella Sicilia di cannoli, arancini e versi di poesie. Catena Fiorello Galeano questa volta racconta cinque donne in una serie di avventure diverse, che le vede travolte dal successo e poi in difficoltà lavorativa. Il provvidenziale arrivo di una cuoca, Marites, scompiglia ancor di più la loro quotidianità.
In occasione della rassegna “Velletri Libris”, Catena Fiorello Galeano ha trasmesso con ironia a e sagacia lo spirito di questo libro, uno spirito siciliano infarcito di ottima narrativa, per usare un lessico culinario. Nell’intervista ESCLUSIVA rilasciata all’ufficio stampa della manifestazione di Velletri sono stati approfonditi alcuni passaggi chiave del romanzo, dalla continuità con gli scritti precedenti ai nodi della mentalità che spesso vede la Sicilia affogare nei luoghi comuni.
“I cannoli di Marites” si lega al libro precedente. L’idea di un sequel era già in mente nella stesura del primo romanzo?
Si, chiaramente, perché sapevo già che questa storia non potevo concluderla. In breve è una storia che racconta il percorso di cinque donne, ma dentro il loro percorso le protagoniste si portano dietro il percorso del paese, di tutto quello che è la sfera sociale che c’è intorno. Quindi non poteva bastare un romanzo.
Un romanzo al femminile in una società siciliana che nello stereotipo è tutta al maschile. Quanto è cambiata la condizione femminile in Sicilia dai tempi della “ragazza con la pistola”?
C’è uno stereotipo che vuole una Sicilia tutta al maschile, almeno quella del potere, quella del comando, quella della anche della gestione, intesa anche come gestione della famiglia. Allo stesso tempo, però, c’è un’altra corrente di pensiero che vuole una Sicilia che si afferma nella volontà femminile. E io, per esempio, ne sono una testimone, perché mia nonna, Catena D’Amore, è stata una donna fortissima che ha portato avanti la propria famiglia e ha deciso le sorti del proprio destino. Quindi io direi che non è soltanto una la strada per guardare la storia delle donne in Sicilia. Sicuramente due correnti forti e allo stesso tempo importanti di pensiero, una che vuole le donne, una che vuole gli uomini. In questo caso la Sicilia forse apre un fronte modernissimo per questo sentire nuovo…
C’è molta Sicilia. Geografia, cucina, carattere. Quanto condiziona la Sicilia nel suo modo di vivere, pensare, scrivere?
Beh, condiziona sempre… Anche quando non piace.
Nel romanzo c’è una richiesta di pizzo. Quanto pesa la criminalità nella vita quotidiana della Sicilia?
La prima cosa che devo dire è che fortunatamente non tutti i commercianti siciliani devono pagare il pizzo o sono obbligati a pagare il pizzo perché sarebbe una cosa non vera. Mia sorella per prima. Ha avuto un negozio ad Augusta per quasi vent’anni e non mai avuto nessuna richiesta, nessuna pressione. Noi non dobbiamo occuparci delle persone a cui va bene, ma dobbiamo occuparci di quelle invece a cui capitano queste cose. Questa “pressione” esterna che non è una cosa da poco, perché scompiglia intere famiglie e molti si trovano nella condizione di dover fare una scelta: se stare in silenzio, soccombere, pagare, togliersi il pensiero, oppure se denunciare, ma da quel momento chiaramente sanno che hanno una strada tutta in salita. Spesso chi paga, pur commettendo un errore, lo fa proprio per paura, per desiderio di proteggere i propri familiari, perché lo sappiamo, lo Stato c’è ma non può tutelare tutti mettendo una scorta a ognuno davanti alla porta di casa. Quindi tante volte il coraggio viene a mancare. Allo stesso tempo voglio dire che lo Stato c’è e che comunque si prende la responsabilità di proteggere queste persone, tant’è che alla fine io faccio scegliere a Rosa di decidere per la denuncia, perché se è vero che devi avere paura nel denunciare, perché potrebbe succederti qualcosa, è anche vero che chi sceglie di stare in silenzio e pagare entra in un tunnel dal quale non esce più.
Marites viene da lontano ma non viene considerata straniera. Quale messaggio vuole lanciare?
Nessun messaggio, non lo faccio mai in un mio romanzo. Anzi, non ho mai pensato di dare messaggi attraverso i miei romanzi perché credo molto nell’intelligenza emotiva del lettore. Ogni lettore trae qualcosa di cui ha bisogno in quel momento, nel momento in cui legge un libro qualunque esso sia. Non apprezzo quegli scrittori troppo samaritani, che vogliono dare lezioni di vita, di sopravvivenza o di saggezza. Dubito sempre che dietro ci sia qualche grossa fregatura.
Seconda puntata degli arancini. Visto che non c’è due senza tre, Ci sarà una terza puntata o anche più puntate? E saranno dedicate sempre alla cucina siciliana?
Le protagoniste sono cinque, cinque saranno i libri. Dovrò scegliere, per gli altri tre titoli, quale specialità gastronomica assegnare. La peculiarità di questa saga la presenza, nel titolo, di una specialità culinaria siciliana. Sono indecisa, ma le scelte sono tante, dalla pasta con le sarde alla cassata alla granita, alla Parmigiana, alla Caponata, c’è l’imbarazzo della scelta. Quindi non ho che da decidere quale. E non so nemmeno se sarà una ricetta di un dolce o di un piatto salato.
Intervista a cura di Emanuele Cammaroto