Il Premio “Velletri Libris” si propone di dare voce agli scrittori, esordienti o meno, che propongono alla giuria racconti di qualità. La formula del racconto, infatti, è apparentemente più semplice ma nasconde molteplici insidie a livello di trama, stile, registro e tema. Alessio Iezzi, con il suo “Il trapianto è ugualle per tutti”, è uno dei vincitori dell’edizione 2022 e nel pre-serale della cerimonia di proclamazione svoltasi a Velletri, nella cornice del Chiostro della Casa delle Culture e della Musica, ha raccontato sia la sua esperienza letteraria che quella relativa al singolo racconto presentato in concorso.
Alessio Iezzi, lei è molto giovane ma ha già una vasta esperienza: come si è avvicinato alla scrittura?
Mi sono avvicinato alla scrittura tramite la cinematografia. Ciò che mi ha contraddistinto, e spinto, fin dall’inizio è la passione per le storie in tutte le sue forme e in particolar modo quella cinematografica. Ho iniziato in realtà a scrivere molto tardi, in età universitaria. Man mano ho avuto sempre più coraggio nel farlo.
È entrato in contatto presto con il mondo dei concorsi letterari?
Sì, al primo concorso cui ho partecipato ho vinto il Premio dellaGiuria, al Festival delle Letterature dell’Adriatico di Pescara. Poi è stato un crescendo, a Mantova, e in altri festival, e così via. Non ho ancora pubblicato nulla, questa è la prima pubblicazione con un codice ISBN dopo tante pubblicazioni a diffusione locale.
Solo racconti o anche romanzi?
Sto terminando adesso il mio primo romanzo dopo aver scritto questi racconti dedicati ai concorsi.
“Il trapianto è uguale per tutti”: come nasce, che storia è, qual è la genesi e quale l’ispirazione?
La base della mia scrittura è sempre una scintilla, o emotiva o visiva. In questo caso entrambe, perché da una parte alcuni ricami sono personali perché ho avuto una nonna affetta da una forma grave Alzheimer e questo dal punto di vista della scintilla emotiva m’ha ispirato. Quella visiva è venuta dalla realtà: io lavoro e vivo a Chieti e proprio durante una passeggiata ho visto una coppia di anziani che si sosteneva a vicenda. Osservandoli, perché ho questo vizio, ho notato che la donna che aiutava maggiormente lui e ho intuito che ci fosse una patologia di cui era affetto e da lì sono nati i due protagonisti, Luisa e Arnaldo.
Scrittore preferito?
Giovane, benché ormai l’idea di gioventù sia relativa, Marco Missiroli, anche come riferimento recente. Del Novecento, invece, mi piace molto Pavese e una delle prime letture è stata proprio “Paesi tuoi”.
Interviste ai premiati a cura dell’ufficio stampa del Premio “Velletri Libris”
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