Pienone per Paolo Mieli a “Velletri Libris”: dibattito sulle cause dei mali di oggi a partire dal saggio “Il secolo autoritario”
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24 Luglio 2024Nell’ambito della rassegna letteraria “Velletri Libris” lo storico, giornalista e scrittore Paolo Mieli ha presentato il saggio “Il secolo autoritario. Perché i buoni non vincono mai”, edito da Rizzoli. Lo abbiamo intervistato prima della presentazione.
Paolo Mieli, quale analisi si può fare del secolo scorso alla luce degli accadimenti dei primi anni del nuovo millennio? E qual è stata la più grande illusione?
Noi pensavamo che il secolo scorso fosse stato il peggiore della nostra storia e il peggiore dell’umanità. Lo abbiamo pensato perché ci sono state due guerre mondiali, che poi in realtà rappresentano un’unica guerra di trent’anni dal 1914 al 1945. Finita questa guerra era rimasta metà dell’umanità, certo, ma sembravano finiti per sempre i regimi totalitari. Con il crollo del comunismo e la caduta del Muro del 1989 pensavamo di avere davanti secoli di felicità e invece non è stato così.
Perché non è stato così e cosa invece è successo, a livello storico e sociale?
È accaduto che ci siamo sorpresi a conoscere un secolo nuovo che, e così facendo svelo come va a finire il libro, forse non è migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle. Ho sempre avuto il dubbio che il secolo autoritario e peggiore non fosse il ‘900 ma quello che lo avrebbe seguito, cioè quello che stiamo vivendo.
Com’è possibile un simile “salto all’indietro”?
Abbiamo fatto degli errori di calcolo che bisogna necessariamente considerare. Ad esempio quello di pensare che le nostre idee liberali buone siano vincenti.
E invece i buoni non vincono mai, come recita il sottotitolo del saggio?
È una cosa molto semplice: chi pensa che basti portare in giro per il mondo l’idea di poter avere la libertà di professare la propria religione, avere la libertà di leggere il giornale che uno vuole, avere la libertà guardare la trasmissione televisiva che vuole, avere la libertà di orientamento sessuale evidentemente sbaglia.
In che senso?
La realtà è complessa, la storia è complessa. Pensavamo che in Cina, esportato il capitalismo e il mercato, sarebbe diventati tutti liberali? Ma neanche per sogno. Oppure pensavamo che dopo le primavere arabe, una volta assaggiata la libertà di voto, sarebbero diventati tutti come l’Inghilterra? Ma neanche per niente. Sono state tutte cocenti delusioni. Pensavamo che in Afghanistan, dopo venti anni di presenza occidentale, cambiassero le cose? Sono ritornati a essere quelli di prima.
Qual è allora la proposta finale?
La proposta finale, che faccio a me stesso e che approfondirò anche nei prossimi libri, è quella di buttare a mare alcune certezze storiche del passato e riflettere su tutto ciò che ci sembrava scontato.