Premio Velletri Libris, intervista a Stefano Lucarelli autore di “Un solo babbo”

Come descriverebbe la trama di questo racconto a chi non lo ha letto?

Partirei dalla frase finale, quando ripensiamo ai nostri babbi che non ci sono più guardare verso l’alto o verso il cielo non è il caso. I babbi finiscono in terra e in terra restano, perché vengono da lì, dall’Adamo che era l’uomo di terra. E la terra bisogna vangarla, zapparla, per far riemergere una figura terrosa. Il Babbo, poi, è diverso da un papà, da un padre. Una figura smussata anche se sembra potentissima. Ma è molto forte e quando sparisce resta un buco enorme.

Riguardo alle sue esperienze di scrittura, a parte il racconto breve, ci sono altri generi in cui si è cimentato in passato o si vorrebbe cimentare in futuro?

Certo, c’è il famoso romanzo nel cassetto che è a furia di tirarlo fuori è in continua correzione e pian piano le 180 pagine aumenteranno ancora. Nel frattempo, oltre a questo lavoro, sto lavorando a racconti in cento parole e mi interessa molto questo aspetto perché il fermo-immagine è immediato e deve scattare subito qualcosa in chi legge. In questi racconti parlano le cose: il pane, chi lo fa, chi lo mangia… mi piace molto la tattilità che si ottiene in uno spazio narrativo ridotto.

Maestri e modelli che l’hanno ispirata per questo racconto e che in generale la guidano o le hanno lasciato un segno da lettore?

Ho cominciato a leggere tardi nella vita, uno dei miei preferiti è Gianni Celati. Ho cominciato poi a seguire Francesco Piccolo, Chiara Gamberale, Rossana Campo e altri. Una figura significativa per me è Erri De Luca, che non viveva lontano da me e ogni tanto lo andavo a trovare. È sempre difficile incontrarlo, incute timore. Ma la sua scrittura asciutta, decisa e commovente mi ha sempre lasciato qualcosa e mi sono sempre fatto un sacco di pianti mentre l’ho letto.

Un sogno nel cassetto dal punto di vista letterario, a parte il romanzo.

A parte il romanzo, mi piacerebbe collaborare con qualche rivista e continuare a scrivere, magari cominciando a pagare con gli introiti della scrittura una mezza bolletta…